Curatela mostre

Quando parliamo di mostra fotografica, la funzione del photo editing deve aiutare a migliorare la relazione e il dialogo tra le fotografie e lo specifico ambiente assegnato, così il lavoro diventa interdisciplinare con curatori, architetti, tecnici delle luci ed eventualmente del suono, artigiani.
Ma la scansione narrativa, pur intrecciata con tutti questi elementi, è ancora una volta un fatto di editing.
Curare una mostra deve significare anzitutto riuscire a mantenere l’essenza di un percorso fotografico e del suo autore; il rischio è di perdere tutto, l’opportunità quella di aggiungere qualche altro ingrediente decisivo.
Visto che parliamo di spazio – concetto legato a “misura” – diciamo che il senso della misura in ogni aspetto è il primo segreto di una mostra godibile.
Le interferenze tra fotografie e situazione ambientale possono essere molteplici, e la sfida è quella di convogliarle tutte verso un risultato efficace e potente. Non ci sono regole prefissate, ma un gusto e una sensibilità che dicono: “Fai così”.
Il tutto senza la ricerca del sensazionale, sempre rispettando il valore e lo spirito del lavoro presentato, in definitiva rispettando l’autore. Sembra strano, ma a volte si ha l’impressione contraria, ovvero che il protagonista della mostra non sia il fotografo con le sue immagini, ma chi l’allestisce.
Il passaggio, “magico” e complicato allo stesso tempo, è quello di trasformare la logora routine di appendere alcune foto a un muro in un’esperienza unica e intensa da regalare al visitatore.